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martedì 7 maggio 2013

FF#1, CAP 2: Claire, Carlo e i Verdoni

"Fancy Readers dilecti mei, hic est capitulum secundum interessantissimis atque divertentissimis narrationis. Hunc post* et post** precedentem cum diligentia legite, altrimens cazzia vestra."

Carissimi Fancy Readers, mentre leggevo una pergamena latina del 220 d.C. sono incappata per puro caso in questa antica massima che consiglia la lettura di questo post completo del suo CAPITOLO PRECEDENTE. Fossi in voi asseconderei gli antichi romani, in fondo loro di robe strane se ne intendevano eccome.

*Vi starete chiedendo che cosa significhi "post" in questo preciso contesto. Significa post.
**Anche questo "post", significa post.
UNA RELAZIONE PERICOLOSA
CAPITOLO DUE:
CLAIRE, CARLO E I VERDONI
  

Lesse attentamente. Claire era pur sempre un nome piuttosto popolare, specialmente nel mondo del marketing: si rammentava, ad esempio, i surgelati Mon Claire, i vini Clairette, il detersivo Chante Clair e svariati altri titoli di componimenti di cui il più poetico aveva a che fare con la luna e negli ultimi tempi, con i film di una tipa gracile dalla mandibola in terza classe.

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"Bizzarro come annuncio" riflettè la vecchia, che dal canto suo non usciva mai di casa senza un dizionario di quattro chili infilato nella borsa. "In effetti sapevo che la signorina Claire tenesse dei corsi, ma non pensavo si trattasse, ecco, di roba di questo genere...". Cincischiò con l'ultimo bottone del golf desiderando cambiare argomento.
Ripensò alla sfuriata precedente e, d'un tratto, tossì in una risata sguaiata. "Come-com'è che hai detto, scusa? PERLUSTRARE il suo corpo?".
L'uomo vestito di nero diventò tutto rosso.


Mammifero di alta classe, era lui. Infinitamente piccolo era, e infinitamente potente. Una coda, aveva, e tanti denti spaventosi che sbranavano pesci. In mancanza di pesci andavano bene anche le caccole. Si trovava bene con le caccole, le caccole erano appiccicose ma saporite. Più si leccava e più si sentiva lui stesso, una caccola. Aveva dormito un po' stretto, sai cosa. Adesso tutto meglio, anzi forse anche dimagrito, lui.
Un fazzoletto grigio iniziò gradualmente a spostarsi lungo il camminamento all'angolo dell'Emporio Superstucco. Acquisita una certa sicurezza, rovesciò un bidone vuoto schiantandovisi sopra come un proiettile. Seguì una serie di imprecazioni a proposito di una ballerina porca di nome Giada. Ci furono dei passi, e il fazzoletto scomparve.
Non vedeva più niente, lui, cieco era diventato! 
"Gorg?"
Gorg? Tanta bellezza non poteva vedere! Giada ballerina!
Il vecchio Gandalf corrugò la fronte. Con un sospiro di ribrezzo, srotolò il tessuto facendo presa sui lembi esterni. All'improvviso vedeva di nuovo, lui! Ma com'era potuto succedere?
"Eri avvolto in un fazzoletto, stolto!" tuonò Gandalf, ma si addolcì subito dopo, trattenendo un ghigno. "Ehm...hai forse iniziato a leggere Dylan Dog?"
L'esserino aveva i minuscoli artigli, gli arti superiori e le gambette ricoperte da una sostanza gelatinosa oltremodo sospetta; tuttavia pareva felice di potervi passare la lingua, incurante o forse, non totalmente consapevole di ciò che gli era accaduto. Parte della coda gli era rimasta incollata alla stoffa e l'impressione generale era quella di una frittella schiacciata. Dylan Dog. Due o tre aveva letto, a casa della donna Eugenia.
"Chi è, quella che ti ha ridotto in questo stato?" Quale stato?
Gandalf evitò di menzionare i dettagli. "Sei un po' sbiadito, ecco tutto." Si concentrò e lasciò alla magia il compito di staccarlo dal fazzoletto. Gorg non volle farsi fare altro, e chi era lui per privarlo della contentezza di essere ricoperto di muco? Nonostante tenesse a lui, il perfido Carlo lo aveva abbandonato per strada, credendolo morto per spiaccicamento* all'interno di un dizionario. Per fortuna il corpo del mostriciattolo era notevolmente elastico e, come in tutte le creature orrende e immonde che si rispettino, il soffio vitale non lo aveva abbandonato se non per il breve periodo di tempo in cui era svenuto.
L'amico Gandalf era arrivato un po' troppo presto. Ancora non avevano fatto niente, Carlo e lui. La vecchia li aiutava, ma solo perchè pensava che stavano in un film.
Il mago corrugò la fronte per la seconda volta, ringraziando il cielo di non essere ancora vittima di demenza senile. Che razza di rimbambita avrebbe potuto rendersi complice di un assassino con una giustificazione tanto irragionevole?
Nel frattempo, Gorg aveva strappato un poster dalla parete accanto e lo aveva accartocciato in una specie di giaciglio.
Carlo assomigliava molto a uno che girava i film, sai cosa. Un come si poteva dire, un artista.
Un lampo nitido attraversò la mente del vecchio, andando a stimolare in particolare quelle aree di corteccia destinate alla messa a punto di strategie efferate. 
"Gorg?"
Gorg?
"Chi è il tizio?" chiese Gandalf, lo sguardo apparentemente disperso nel vuoto. La creaturina allungò un artiglio e con fare solerte, indicò sotto di sè.
Di un azzurro duro e limpido, gli occhi dello stregone vedevano al di là di ogni cosa. Carpivano ogni menzogna, sapevano distinguere il bene dal male e scomporre un raggio di sole in sette tonalità sgargianti. Spesso contemplavano l'infinito, ma questa volta furono costretti a focalizzarsi su di un poster accartocciato che ritraeva il volto di un uomo, anch'egli di nome Carlo, ricoperto di muco e con in bocca un sederino verde. 
Carlo Ver qualcosa, diceva la scritta in lettere rosse.
E così, c'era un altro Carlo.
Gandalf potè accorgersi della straordinaria somiglianza solo dopo aver tolto Gorg dal centro del poster e, con grande rammarico della sua tunica, ripulito il pezzo di carta per renderlo di nuovo leggibile. Si trattava dell'inaugurazione di una nuova università, e il tizio avrebbe presenziato in quanto ospite illustre. La data era vicina, un bel colpo di fortuna. Rimestò con l'indice nella tasca della tunica ed estrasse un anello d'oro lucente, ben ventiquattro carati. L'incisione più o meno diceva:
 Ash nazg durbatulûk, ash nazg gimbatul, ash nazg thrakatulûk, agh burzum-ishi krimpatul!
"Gandalfuccio e Piccola Claire insieme per sempre!" aveva tradotto scherzosamente Claire il giorno in cui lo aveva portato a casa, mentre il volto di lui si contraeva in un misto fra panico e sbigottimento.
"Questo...questo non è l'anello che ti ho dato!"
"Oh, ma è molto simile!" aveva detto lei.
"Io non trovo affatto."
"E' oro a ventiquattro carati, Gandalf!" ammiccò Claire, rigirandoselo tra le mani. "Non ci crederai mai..."
"Fammi indovinare" la interruppe Gandalf. "eri fuori per un'escursione con il gruppo di auto-massaggio, durante la pausa riposino vi siete avventurati in due o tre sul Monte Fato, ti sei seduta per sbaglio sullo stampo già carico di oro fuso a milleccentosessanta gradi e hai casualmente forgiato l'anello?"

Era andata esattamente così. Gandalf era uno stregone tanto potente da conoscere ogni cosa ancor prima che lei la dicesse, ed era soprattutto per questo che Claire lo trovava così fascinoso. Il fatto di essere stato costretto a lasciarla riusciva ancora a farlo imbestialire, abbastanza da sferrare una bastonata in direzione della parete.
Auuuiaiii! Porca, porca di quella Giad...
"Oh, perdonami, Gorg" esclamò il vecchio. "Tutto bene?"

Capitoli successivi

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Avviso a cura di IDITEM-Istituto per la Diffusione delle Tecniche di Morte
Via delle Fiaccole 30, 5000100 Oxford.

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